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Defibrillatori e una Legge da Cambiare

Il Defibrillatore e la Legge

Oramai è risaputo che l’impiego del defibrillatore in tempi breve può in concreto cambiare le sorti delle vittime di arresto cardiaco. Quotidianamente la cronaca offre spaccati di realtà in cui persone vengono salvate grazie all’impiego del DAE o muoiono per la sua indisponibilità o mancato utilizzo.

Inoltre, come dimostra uno studio condotto dal team di Baldi che ha esaminato gli arresti cardiaci avvenuti nella provincia di Pavia tra il 2014 ed il 2017, a fronte di un numero crescente di dispositivi sul territorio il numero degli astanti che utilizzato il defibrillatore si attesta intorno al 6,4%. Un tasso di impiego basso se raffrontato alla media degli altri paesi dove le percentuali si aggirano intorno al 15-20%.

Tale divario in parte è da ricondurre alla legge che in Italia subordina l’utilizzo del DAE ad una preventiva abilitazione. Ovviamente in contrapposizione a quanto avviene nel resto del mondo dove non è richiesto. Un requisito, secondo l’European Society o f Cardiology, controproducente .

Le stesse linee guida promulgate dall’European Resuscitation Council ribadiscono che l’uso dei Dae da parte di persone non formate è sicuro ed efficace e deve essere incoraggiato.

L’appello dei Cardiologi Italiani

E’ parere condiviso da molti esperti che la legge dovrebbe essere rivista e contemplare la possibilità di impiego da parte di chiunque.

Da uno studio condotto dal Policlinico San Matteo di Pavia, presentato durante il congresso Acute Cardiovascular Care 2018 dell’European Society of Cardiology, oggi questi dispositivi sono ancora troppo poco utilizzati, e permetterne l’utilizzo anche in mancanza di un training specifico aumenterebbe esponenzialmente il numero di pazienti che si potrebbero salvare.

 

Fonte: Repubblica.it | Medicina e Ricerca

 

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